Nel Paese delle opere inutili e degli scudetti assegnati in segreteria (TAV e Tavolini), dei tecnici che indossano il sobrio Loden anche d’estate e dei seriosi dibattiti sulla farfallina di Belen, ogni tanto – per fortuna – si intravede una scintilla di luce. Sono piccoli bagliori, minuscole stelle che fendono il buio e alimentano qualche speranza per il futuro. Voglio quindi raccontarvi la storia di un incontro assolutamente casuale e, anche per questo, meraviglioso. Bar non troppo frequentato: pochi avventori e molti grappini. Si parla di politica e di calcio. Banalità assortite. Poi, mentre sto sorseggiando il mio caffè, sento una voce dal fondo. Una voce da doppiatore. “Ma ancora parlate di politica? Non capite che i politici sono ormai al servizio delle banche? Ormai tutti sono al servizio delle banche, giornalisti compresi. Quindi non bisogna dare retta ai media, che vogliono “venderci” una realtà che non esiste. La verità è che siamo un Paese sotto tutela. Dipendiamo economicamente dalla Germania e politicamente dagli Stati Uniti. Di cosa state parlando, dunque? Siete solo un branco di pecoroni, capaci solo di ripetere le cose sentite in tv o lette sui giornali. Dovreste vergognarvi. Altro che dimenticare il marcio che vi circonda bevendo grappini “. Incantato dal discorso, mi giro e vedo un signore filiforme, sguardo magnetico, che parla agitando un bastone. Età ipotetica: 75/80 anni. Lo guardo fisso negli occhi per qualche secondo e una lama d’ottimismo mi trafigge il cuore. Quindi, come se fosse una cosa normale, vado a stringergli la mano. Poi esco e mi sembra di avere la leggerezza di una piuma. Dopo qualche giorno torno in quel bar, più o meno alla stessa ora, ma quell’uomo non c’è. Chiedo informazioni al barista: “Sta parlando di quel barbone che viene ogni tanto? Quello è completamente matto, sa? Non sa quello che dice. E poi mi deve 6 euro.” A quel punto, indignato da tanta ignoranza e cattiveria, estraggo dalla tasca 6 euro e dico “ecco, adesso il debito è saldato”. E mi faccia un favore, impari a valutare meglio le persone. Grazie e arrivederci”. In strada, immerso in una serenità lieve e inaspettata, mi sembra di camminare dentro una nuvola di borotalco. Penso a quanto sarebbe bello questo Paese. Senza gli italiani.
3 pensieri su “TAV, Tavolini e clochard”
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Pura poesia!
..con molta probabilità il barista ,sentenzioso e pecorone, quei 6 euro, elegantemente elargiti, se li terrà per sé.
p.s mi è piaciuta questa storia. Ciao Renato.
caro renato il problema degli italiani è proprio questo la realtà (difficile da digerire) passa per pazzia (la si vuol far passare per essere precisi), mentre gridiamo alleluja quando dei distinti signori dell’altà società prendo in mano lo scettro per mettercelo nel c……. facendo gli interessi degli altri in quanto ne beneficiano loro stessi. Ma che l’italia è il paese di pulcinella è risaputo in tutto il mondo solo noi non ci vogliamo credere.