Recensione “Le parole che vorreste dirmi”

Frequento Renato La Monica da alcuni anni.

Ci siamo conosciuti scambiandoci i nostri libri, argomento monotematico, la Juventus.

Abbiamo pure scritto un libro insieme, stesso tema, sempre quello.

In seguito, i nostri interessi sono cambiati: io ho iniziato a uccidere virtualmente un po’ di persone, facendo scovare i colpevoli a un avvocato di provincia, disincantato ma ancora tenacemente convinto di poter riscuotere dalle persone un po’ di calore umano, specialmente se si tratta di persone di sesso femminile.

Renato, invece, nei suoi libri fa “parlare” gli animali, esseri ritenuti, non a torto, superiori agli umani.

Almeno, a certi umani, mirabilmente tratteggiati nei loro atteggiamenti più meschini, privi di solidarietà fra di loro, ma anche nei confronti dei nostri amici a quattro zampe.

Il disinteresse dell’uomo verso i quadrupedi è spesso presentato come una caratteristica irrinunciabile, autentico marchio di fabbrica del bipede medio, ottuso al di là di ogni ragionevole dubbio.

Ma l’animale sa accontentarsi di poco: una carezza, una coccola di cibo, un giardino nel quale essere lasciato in pace.

E per fortuna, sullo sfondo, compaiono anche persone che gli animali sanno amarli e rispettarli.

Renato, come dicevo, fa parlare e pensare i cani e i gatti di questo libro, esprimendo attraverso le loro parole un pensiero sul triste tempo nel quale ci tocca vivere.

L’opportunità è ghiotta e l’autore non perde certo l’occasione per osservare il mondo attraverso gli occhi di un felino o di un cane.

I giudizi sono taglienti, ma sempre rigorosi, precisi.

Renato ha il raro dono di modellare le parole con una maestria ormai difficile da riscontrare alle nostre latitudini.

I cani e i gatti di questo libro sono colti, citano José Revueltas, Benjamin Franklin, Bill Shankly, Albert Bruce Sabin e tanti altri, scrivono bellissime poesie e sanno donare solidarietà ai propri simili.

Insomma, immergendosi in questo volumetto prezioso, è finanche possibile prendere atto, per qualche lungo istante, di come il mondo non sia poi così brutto.

Mauro Sangiorgi (scrittore e avvocato)

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