Il signor Flick…

flickFino a pochi mesi fa Hansi Flick lo conoscevano solo gli addetti ai lavori. Da onesto centrocampista a tecnico dell’Hoffenheim, prima di diventare vice di Joachim Löw alla guida della Nazionale tedesca. Poi, il 3 Novembre del 2019, la chiamata del Bayern, club con cui aveva disputato – perdendola – una finale di Coppa Campioni contro il Porto. Inizio in sordina, poi una serie impressionante di vittorie, fino al clamoroso triplete dei bavaresi.
Tutto all’insegna di un football coraggioso, aggressivo e spettacolare.
Flick non è un innovatore e nemmeno un trascinatore: è semplicemente un gestore di uomini, che sa come responsabilizzare i calciatori, applicando le regole non scritte del buonsenso.
Flick non si agita come un forsennato in panchina e non stressa i calciatori durante la partita.
Flick non litiga mai con il quarto uomo ed esulta con moderazione quando vince.
La sua storia conferma che non serve a niente strapagare gli allenatori. Che, quando sono bravi, incidono non più del 20%. La differenza, per chi ancora non l’avesse capito, la fanno quasi sempre i calciatori.
Quasi sempre perché, in passato, la differenza l’hanno fatta anche gli allenatori.
Ma non tutti si chiamano Rinus Michels e Brian Clough.

Solo per citare due geni della panchina.

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