Amarcord (Tre volte addio)

Tre volte addio

Da oggi questo mondo, sempre più meschino, è ancora più povero. In un colpo solo, dal grande Bingo che governa il nostro destino sono usciti in rapida successione i numeri 85, 86 e 87. Se ne sono andati tre gentiluomini vecchio stampo. Tre volti rassicuranti. Tre personaggi che non abbiamo purtroppo mai conosciuto personalmente. Anche se ci sembrava di conoscerli da sempre.
Nils Liedholm, 85 anni, una vita spesa nel calcio e per il calcio, si è spento nella sua casa di Cuccaro. Si è portato via per sempre quel suo carattere garbato, composto e disincantato. Ai limiti del surreale. Si è portato via quell’accento svedese inconfondibile, che ha resistito stoicamente a 50 anni di frequentazioni italiane. Si è portato via per sempre quell’ironia leggera come un fiocco di neve, quella saggezza popolare che stringe amicizie con il buonsenso.

Nils Liedholm, lo possiamo dire a voce alta, ha fatto la storia del football. Prima come calciatore: chi non ricorda il trio Gre-No-Li? Formato dai leggendari Gren, Nordahl e, naturalmente, da lui: Nils. Famoso per la precisione chirurgica dei suoi passaggi. Era un calcio lento ma armonioso e romantico. Tutto l’opposto di quello che vediamo oggi. Da allenatore, se possibile, Liedholm è stato ancora più grande. Fu proprio lui ad introdurre in Italia il gioco a zona, guadagnandosi gli strali di una critica conservatrice. Però la sua Roma giocava divinamente e c’è il suo marchio di fabbrica nel secondo scudetto dei giallorossi. Una curiosità: un mago gli aveva predetto la sconfitta nella famosa finale di Coppa Campioni contro il Liverpool. E forse Nils, scaramantico dalla testa ai piedi, gli aveva creduto davvero.
Roberto Bortoluzzi, 86 anni, mitica voce di “Tutto il calcio minuto per minuto”, ha chiuso la veranda della propria vita in quel di Nervi. Si è portato via per sempre quel suo tono energico e risoluto, la magia di una voce che ti entrava nell’anima. Si è portato via un calcio carico d’immaginazione e gravido di sogni. Un calcio fatto di brevi collegamenti radiofonici, di interruzioni che facevano battere forte il cuore. Si è portato via il calcio della nostra fanciullezza. Il calcio delle figurine Panini, di Enrico Ameri, Sandro Ciotti. Un calcio che rimarrà per sempre aggrappato ai bordi della nostra anima.
Enzo Biagi, 87 anni, uno dei più grandi giornalisti italiani, un punto di riferimento assoluto per quei pochi che ancora considerano il giornalismo una missione, ha fermato il treno della sua esistenza. Si è portato via il suo rigore morale ed il suo umorismo lieve. Si è portato via la sua dignità straordinaria, che gli consentiva di ribellarsi ogni volta alle prepotenze del potere. Si è portato via quel suo modo pacato di osservare vizi e virtù di un mondo che amava attraversare come un fiume, da testimone del tempo. Si è portato via la scorrevolezza di una scrittura semplice ma mai banale. Si è portato via un giornalismo che sapeva separare i fatti dalle opinioni. Si è portato via frasi che rimarranno per sempre scolpite nei muri della nostra memoria. Eccone un paio.
“Le verità che contano, i grandi principi, alla fine, restano sempre due o tre: quelli che ti ha insegnato tua madre da bambino”.
“Siamo diventati gente che alterna le vacanze con le ferie”.
 Ci sembra ingiusto che tutto finisca così all’improvviso. Oggi abbiamo solo voglia di rifugiarci nel sottoscala dei ricordi. Al riparo dall’insopportabile brusio del mondo.

Novembre 2007 – Tratto dal libro “La Juve nel Paese di Giralaruota”.

Al processo di Biscardi

Questa sera, dalle 21 in poi, sarò ospite del Processo di Biscardi. La trasmissione è visibile sul canale 53 del digitale terrestre. Se non lo trovate, dovete rifare la sintonizzazione automatica. Tengo a specificare che non intendo rappresentare nessuno, se non me stesso. Come sempre cercherò di difendere la verità e la memoria storica.

Recensioni Guida alla Premier League-Liga-Bundesliga

In questo post pubblicherò tutte le recensioni del mio ultimo libro “Guida alla Premier League-Liga-Bundesliga”.

Dal sito Goal.com

E’ uscita l’edizione 2014/15 dell’almanacco curato da Renato La Monica. Un vademecum completo e irrinunciabile per tifosi e addetti ai lavori.

Nel 2014, con internet che ti fornisce in tempo reale ogni dato possibile e immaginabile, hanno ancora senso gli almanacchi cartacei? La risposta è sì, assolutamente sì, e non solo per qualche eccentrico collezionista. Per questo l’uscita della “Guida alla Premier League, alla Liga e alla Bundesliga 2014-2015”, curata dallo scrittore e blogger Renato La Monica, si propone come un insostituibile vademecum per orientarsi attraverso i tre principali campionati europei, ranking UEFA alla mano.

Con lo stile tipico degli almanacchi, vengono raccolte e ordinate le schede di oltre 1000 calciatori tesserati per le squadre più importanti di Inghilterra, Spagna e Germania, mentre delle sezioni più discorsive arricchiscono la presentazione riassumendo le informazioni essenziali dei 58 club e di altrettanti allenatori. Chiarezza delle informazioni, rigore statistico e una grafica azzeccata consentono al lettore di orientarsi al meglio nella miriade di dati, aggiornati all’ultima sessione di mercato. Un volume fondamentale per i giornalisti di calcio, ma anche per i semplici appassionati, ormai sempre più preparati, competenti ed esigenti.

Renato La Monica – Guida Premier League, Liga, Bundesliga, edizioni Luoghi interiori, 19 euro

http://www.goal.com/it/news/7079/libri-di-calcio/2014/10/07/5164755/la-guida-premier-league-liga-bundesliga-un-irrinunciabile?ICID=HP_BN_2

Dal sito del Guerin Sportivo

Tutto quello che non avete mai osato chiedere sui tre campionati più seguiti del vecchi continente lo trovate in Guida alla Premier League, Liga e Bundesliga, il 15° libro di Renato La Monica, blogger e scrittore di football. Si tratta di un annuario di 320 pagine, che riesce a coniugare forma (grafica colorata e accattivante) e sostanza (le carriere anno per anno di 1000 calciatori, i profili dei 58 clubs e le schede di tutti gli allenatori) utilizzando le armi della competenza e del rigore. Il libro è un omaggio alla memoria di Alfredo di Stefano e Eusebio da Silva Ferreira, due splendidi interpreti di quel calcio romantico fortemente rimpianto dall’autore. Un calcio che, probabilmente, non tornerà più. Il football con le maglie numerate dall’uno all’undici, con le esultanze sobrie e composte dopo una rete, senza tatuaggi e creste improbabili. La prefazione, curata da Roberto Beccantini, aggiunge ulteriore spessore ad un volume che non dovrebbe mancare nelle librerie dei veri appassionati di calcio. Perché Guida alla Premier League, Liga e Bundesliga è il navigatore ideale per non smarrirsi nel traffico caotico dei campionati più seguiti del vecchio continente. Puro piacere per chi segue il calcio estero e strumento di lavoro utile per gli addetti ai lavori. Con questa guida, edita da Luoghi Interiori, Renato La Monica, ribadisce la sua estrema affidabilità in tema di calcio estero. Del resto il suo archivio, massiccio e sempre aggiornato (le schede di oltre 10 mila calciatori, con un occhio di riguardo per i talenti emergenti) è una garanzia assoluta. Con queste premesse, Guida alla Premier League, Liga e Bundesliga, non dovrebbe avere problemi a emulare i successi ottenuti dall’autore con “Coppa Campioni Story” e “World Cup Story” entrambi pubblicati da Curcio.

http://blog.guerinsportivo.it/blog/2014/10/22/guida-alla-premier-league-liga-e-bundesliga/

Quello che direbbe uno statista

Italiani, per usare un francesismo, siamo nella merda. Per uscire dal pantano dobbiamo collaborare e restare uniti. Per questo vi propongo un vero cambiamento. Ma i primi a dare l’esempio dobbiamo essere noi politici.

Quindi, da domani, basta privilegi e corsie preferenziali. Abbatteremo i costi della politica e delle istituzioni. Combatteremo strenuamente la corruzione ed il malaffare. Manderemo in galera i ladri e faremo in modo che alle urne si presentino soltanto persone idealiste. Il mio motto sarà: pochi annunci e tanti fatti. Non più di un’apparizione televisiva al mese. Social network usati con parsimonia. Massimo rispetto per le opposizioni.

Il primo punto del mio programma è: sostenere le fasce più deboli. Le persone che non riescono ad arrivare alla fine del mese. Il denaro si trova. Non bisogna tagliare i servizi, ma gli sprechi. Sradicare la rete criminale che sta distruggendo il nostro Paese. Niente più aiuti alle banche, ai giornali e ai soliti noti. Ristrutturare la Rai. Basta una rete pubblica, senza pubblicità e slegata dai partiti.

Riformeremo la giustizia. Processi più corti e certezza della pena per chi delinque. Niente prescrizione e ripristino del falso in bilancio. Giudici e magistrati senza smanie di protagonismo e presenzialismo. Per svolgere certe professioni serve il basso profilo. Vi prometto che ripristineremo la meritocrazia e la sobrietà, valori imprescindibili per cominciare un ciclo finalmente virtuoso.

Saremo attenti ai bisogni degli anziani, ma abbiamo tutte le intenzioni di assicurare un vero futuro ai giovani. La scuola va riformata da capo a piedi, restituendo linfa e risorse agli insegnanti. Useremo la tecnologia ed il buonsenso.

Affronteremo seriamente il problema dell’immigrazione. Frontiere aperte per chi ha un lavoro e per quelli che hanno voglia di trovarlo. Massimo rigore con quelli che vengono nel nostro Paese solo per ingrossare le fila della criminalità organizzata.

Ci vorranno anni ma – sono fermamente convinto – con il vostro aiuto ridaremo a questo posto dignità e prospettive. Il mio obiettivo non è certo quello di piacere a tutti. Non mi interessa. Quello che mi sta a cuore è fare qualcosa di utile per il mio Paese. Il Paese dove sono nato e cresciuto. Il Paese che ho visto depredare da politici senza scrupoli e partiti sempre più ingordi.

Non sono qui per soldi e nemmeno per ambizione personale. Per vivere mi bastano un normalissimo stipendio e una modesta dimora. Rimarrò solo fin quando sentirò la stima e l’affetto della maggioranza della gente. E adesso basta chiacchiere. Da oggi si lavora per il cambiamento. In silenzio.

Mi ritorni in mente

Il 9 Settembre di 16 anni fa, se se andava il più grande autore di canzoni della storia della musica italiana. I suoi pezzi, timbrati dalla sua voce affascinante anche se tecnicamente non ineccepibile, avevano il fascino dell’innovazione. Avanti anni luce rispetto ai suoi colleghi, Lucio ci ha lasciato un patrimonio inestimabile di brani senza tempo. Canzoni che hanno attraversato gli anni settanta con la forza di un uragano, migliorando l’orizzonte e rendendo quindi meno amara la nostra vita quotidiana. Personaggio schivo ed anticonformista, Lucio odiava i riflettori e l’ipocrisia di chi l’aveva etichettato come un cantante di destra. Perchè Lucio Battisti era, semplicemente, un genio. E, si sa, i veri talenti non hanno colore.

Gaetano

Sono passati 25 anni ma sembra ieri. Ricordo nitidamente l’annuncio in diretta di Sandro Ciotti. Il destino aveva scelto come bersaglio proprio te, uomo esemplare e figura professionale di enorme spessore. Forse un giorno ci incontreremo nell’hotel del tempo, un posto dove non servono parole e nemmeno valigie. Bastano i ricordi. Ciao, immenso capitano.

Il pagellone del Mondiale

Thomas Muller, voto 10 – Il giocatore simbolo del Mondiale. Sa fare tutto, possiede piedi sinfonici e  corre come un keniota sugli altipiani. Averne di raccattapalle così…

Manuel Neuer, 10 – Vita spericolata: dentro e fuori dai pali. Portiere irreprensibile e libero vecchia maniera. Jongbloed, oggi 73enne, avrà apprezzato parecchio.

Mats Hummels, 9,5 – Superarlo nell’uno contro uno è complicato come il trucco mattutino di Paola Ferrari. Grinta da cacciatore di taglie, ricorda il miglior Jurgen Kohler. Ma con piedi infinitamente migliori.

Miro Klose, 9 – Come nel libro di Oscar Wilde (riveduto e corretto) lui non invecchia, il ritratto di Lotito si. In mezzo ad attaccanti che hanno all’attivo più tatuaggi che reti, lui, sempre a disagio nell’inciviltà dell’immagine, fa ancora la sua bella figura.

James Rodriguez, 9 – Con il suo mancino ha dipinto paesaggi calcistici suggestivi ed incontaminati. Solo un domanda: per quale oscuro motivo uno dovrebbe pronunciare il suo nome di battesimo (inglese) alla spagnola?

Mario Gotze, 9 – Ha rischiato di perdersi nelle periferie del football, travolto dal trasferimento che gli ha cambiato la vita. La scintillante prodezza del Maracanà ha provveduto a rimettere Mario al centro del villaggio globale.

Arjen Robben, 9 – Van Gaal gli ha cucito addosso il vestito giusto: da ala classica a calciatore a tutto campo. I primi ad accorgersene sono stati gli avversari. Che lo stanno ancora cercando…

Louis Van Gaal, 8 – Col tempo si è addolcito, abbandonando dogmi e massimalismo tattico. Per fortuna non ha perso nulla in termini di genialità e anticonformismo.

Ezequiel Garay, 8 – Uno dei difensori centrali più affidabili in assoluto, e non da oggi. Nulla a che spartire con i vari Bonucci, Ogbonna e Ranocchia. Imbattibile nel gioco aereo, ha appena firmato un contratto di 5 anni con lo Zenit. Costo dell’operazione? La bazzecola di 6 milioni.

Lionel Messi, 7 – Anche Johan Cruijff, pur avendo una squadra passata alla storia del calcio, non ha vinto il Mondiale. Vincerlo aggiunge qualcosa, non vincerlo lascia tutto inalterato. E provate a discutere i numeri di Messi. Bisogna avere lo stesso fegato di chi guarda Uomini e Donne.

David Luiz, 6 – Ha una personalità grande come il Maracanà, ma un senso della posizione da calcio amatoriale. Eppure è stato tra i meno peggio del Brasile…

Paul Pogba, 5 – Quando il gioco si fa duro e il livello degli avversari sale, lui, puntualmente, sparisce dal campo. Dopo il flop nelle coppe europee, ha concesso il bis in Brasile. Se lui è il miglior giovane del torneo, io sono Brad Pitt.

Eden Hazard, 4 – Tecnica mostruosa, cattiveria agonistica molto limitata. L’esatto contrario di Andrè Schurrle, voto 7.

Telecronisti e seconde voci Sky, 3,5 – Tirarsela meno e studiare di più. A parte Federico Buffa, il deserto.

Arbitri, 3 – Le disposizioni della FIFA, nota associazione benefica, erano chiare: fischiate lo stretto indispensabile. Che è un po’ come se l’istruttore di scuola guida dicesse all’aspirante patentato “frena il meno possibile”. Infatti, ancora una volta, sono stati tollerati falli da codice penale. Quando si dirà ai direttori di gara di arbitrare con senso della giustizia, sarà sempre troppo tardi.

Don Cesare Prandelli, 2 – Prima mette sul piedistallo Balotelli, costruendogli attorno la squadra, poi a fine corsa, lo scarica come nemmeno Paris Hilton con i suoi amanti. Senza parlare del codice cotica. Perché l’etica è un’altra cosa.

Gigi Tabaccaio Buffon, 1 – Principale responsabile della disfatta contro Costarica, per depistare l’attenzione si è inventato un monologo contro i compagni più giovani. Visto che ormai esce solo con la D’Amico, perché non si dedica full time alle scommesse?

Telecronisti e seconde voci Rai, 0,5 – Ed è un voto di stima.

Fred Chaves Guedes, 0 – Non è bello sparare sulla Croce Rossa. Ma il centravanti della Croce Rossa avrebbe fatto meglio di lui.

Mario Bullotelli, sottozero – La foto che lo ritrae con il fucile in mano sintetizza magistralmente la sua splendida carriera. Sui social network.

Antonio Cassano, sottozero – Altri neuroni in libertà. Purtroppo non vigilata.

Jingle Sky, sottozero – Uno strumento di tortura degno di Guantanamo.

Brasile 2014 in cifre

Ecco il bilancio statistico di Brasile 2014

Goal segnati: 171, eguagliato lo score del 1998. Media di 2,67 per match

Over: 34

Under: 30

Girone con più reti: B (22)

Girone con meno reti: D (12)

Maggior numero di goal realizzati: Germania, 18

Minor numero di goal realizzati: Iran, Honduras e Camerun, 1

Minor numero di goal subiti: Costarica, 2

Maggior numero di tiri: Brasile, 111

Maggior di tiri nello specchio: Brasile, 72

Minor numero di tiri: Iran, 22

Minor numero di tiri nello specchio: Iran, 12

Maggior numero di passaggi: Germania, 5084

Maggior numero di passaggi completati: Germania, 4157 (82%)

Minor numero di passaggi: Iran, 950

Minor numero di passaggi completati: Iran, 604

Maggior numero di cross: Argentina, 174

Minor numero di cross: Italia, 36

Maggior numero di contrasti riusciti: Brasile, 141

Maggior numero di falli commessi: Olanda, 126

Maggior numero di falli subiti: Brasile, 129

Calciatore più falloso: Marouane Fellaini, 19

Calciatore che ha subito più falli: Arjen Robben, 28

Maggior numero di ammonizioni: Brasile, 14

Squadra più volte in offside: Italia, 23

Calciatore con più tiri: Karim Benzema, 32

Calciatore con più tiri in porta: Karim Benzema, 25

Calciatore con più passaggi completati: Philip Lahm, 562

Calciatore con più chilometri percorsi: Thomas Müller (USA), 83,957

Partita più spettacolare: Germania-Ghana 2-2

Capocannoniere: James Rodriguez (Colombia), 6 reti

Espulsioni: 10

Squadra più divertente per il blog: Colombia

Squadra più convincente per il blog: Germania

La rivelazione per il blog: Costarica

Squadra più deludente per il blog: Spagna

Miglior calciatore del torneo per il blog: Thomas Müller (Germania)

I calciatori che hanno inciso di più per il blog: Müller, Messi, Robben, J.Rodriguez, Neuer e, ovviamente, Gotze.

 

Ha vinto il calcio

Ha vinto il calcio. Il calcio propositivo e organizzato. Il calcio dove è il singolo a mettersi a disposizione del collettivo e non viceversa.

Il calcio che non fa della vittoria una questione di vita o di morte. Il calcio che festeggia i successi con sobrietà e compostezza. Niente esultanze fuori dalle righe e niente disordini e incidenti nelle strade.

Ha vinto il calcio che crede nei giovani e, quindi, nel futuro. Il calcio che non ha paura di confrontarsi a viso aperto: testa alta e difesa altissima. A costo di farsi infilare da Higuain e Palacio.

Ha vinto il calcio di Manuel Neuer, portiere unico e irripetibile. Piedi da centrocampista e disinvoltura al limite della sfrontatezza.

Ha vinto il calcio di Mats Hummels, un Jurgen Kohler dai piedi educati.

Ha vinto il calcio di Bastian Schweinsteiger, uno dei centrocampisti più completi di sempre. Puoi anche picchiarlo per 120 minuti: lui si rialzerà sempre. Più forte di prima.

Ha vinto il calcio di Miro Klose, un esempio per tutti gli attaccanti che pensano di essere arrivati dopo una rete segnata in amichevole.

Ha vinto il calcio di Thomas Müller, incarnazione del football totale. Lo spocchioso Maradona, che umiliò pubblicamente il tedesco 4 anni fa scambiandolo per un raccattapalle, adesso avrà imparato a conoscerlo.

Ha vinto il calcio di Philip Lahm, restituito a furor di popolo al suo ruolo naturale, alla faccia di Guardiola e di tutti quegli allenatori che, pur di compiacere il proprio ego, perdono di vista la logica.

Anche se ha perso la partita più importante della sua carriera, per noi ha vinto anche  Messi. E chi se ne frega se, a differenza di Maradona, Lionel non ha mai alzato al cielo una Coppa del Mondo. La grandezza di Messi – lo dicono i numeri – non ha bisogno di ulteriori attestati e certificazioni. E poi, la sua Argentina era, oggettivamente, una squadra dozzinale.

Nel nostro piccolo, ha vinto anche questo blog. Non è da tutti prevedere, con largo anticipo, le due finaliste e la vincente del torneo.

Due parole a parte per la meraviglia di Mario Gotze. Stop di petto e sinistro al volo: per Romero è quasi effetto Giulietta. Due parole a parte anche per la dedica di Gotze: per Marco Reus, fermato da un infortunio ad un passo dal Mondiale. Questi sono campioni. Questi sono uomini. Mentre noi ci becchiamo Balotelli e Cassano.

P. s: affidare la finale del Mondiale a Rizzoli (voto 3, anche al bombardamento mediatico) è come andare a lezioni di italiano da Lapo Elkann.

Top five degli inni

Calcio e musica: lingue universali. Visto che nemmeno oggi si gioca, proviamo a  parlare di musica. Qual è l’inno più bello del Mondiale? Ecco la mia personale classifica. Cominciamo dal fondo.

Hino nacional brasileiro o Marcha Triunfal (musica di Francisco Manuel da Siilva, testo di Joaquim Osorio Duque Estrada)

La Marsigliese (musica e parole di Claude Joseph Rouget de Lisle)

Gimn Rossijskoj Federacii (musica di Aleksandr Vasil’evič Aleksandrov, testo di Sergej Vladimirovič Michalkov)

God Save the Queen, l’inno più antico del mondo (musica e testo attribuite a John Bull)

Das Lied der Deutschen (musica di Joseph Haydn, parole di August Heinrich Hoffmann)

Ovviamente ognuno può farsi la sua personale top five.