Sky, di tutto e sempre meno…

Quindi, secondo Sky, la Serie B delle partite comprate e l’Europa League dei comprimari valgono come la Champions League. Probabilmente considerano i loro clienti degli idioti, visto che a me (e credo a tantissimi altri) della Serie B e dell’Europa League non frega una cippa. Veramente io pagavo l’abbonamento per godermi l’ex Coppa dei Campioni e magari anche la Liga e la Ligue 1. Come dite? Non avete più neanche quelle? Beh, allora dovreste avere almeno l’onestà di abbassare il costo dell’abbonamento. Perchè io mi sono abbonato per vedere Messi e Cristiano Ronaldo, non Caressa.

Il grande imbroglio dell’euro

L’euro è stato un grande imbroglio. Ha arricchito solo banchieri, burocrati, speculatori, multinazionali e grandi catene alimentari, azzerando la classe media e mandando definitivamente sul lastrico chi già faceva fatica a sbarcare il lunario. Il popolo greco ha la grande occasione di mandare all’aria i piani della Germania, il Paese che si è servito della moneta unica per imporre le sue condizioni. Fossi un cittadino ellenico voterei no al referendum. Perchè il no farebbe molto più rumore del si, costringendo questa Europa nata male e cresciuta peggio, a farsi un esame di coscienza. E ricordiamoci sempre che i greci hanno inventato la civiltà.

Il secondo triplete sopra Berlino

Tre considerazioni sulla finale di Berlino. 1. Il Barcellona, per cultura sportiva e filosofia di gioco, meritava di essere la prima squadra europea a festeggiare il secondo triplete della sua storia. Anche ieri, pur non giocando la sua migliore partita, poteva chiudere il match già nel primo tempo. Poi, nella ripresa, ha avuto 5 minuti di sbandamento non sfruttati dalla Juve 20062015. Che, proprio nel momento culminante della stagione, ha denunciato tutti i suoi limiti.

2. Se fossi un tifoso della Juve 2006/2015 non m’illuderei troppo per il futuro. La finale è stata raggiunta in maniera episodica: qualificazione col brivido nel girone, avversari abbordabili negli ottavi e nei quarti, con qualche vantaggio arbitrale col Monaco, e un Real Madrid con un Ronaldo ai minimi stagionali nelle semifinali. Sono pronto a scommettere che, il prossimo anno, questa squadra farà fatica a raggiungere i quarti.

3. Io ho i miei buoni motivi per dissociarmi dalla Juve 2006/2015, ma non posso fare a meno di provare pena per gli antijuventini in attività di servizio. Costoro, invece di prendersela con i propri dirigenti, che hanno permesso alla Juve 2006/2015 di fare il bello ed il cattivo tempo in Italia, non trovano niente di meglio che mettersi sul divano a gufare. Complimenti: bisognerebbe studiarvi in laboratorio!

P.S – Per settimane intere Sky ha proposto il ritornello: la Juve ha il vantaggio di avere un uomo in più in mezzo al campo. L’ineffabile Caressa, che capisce di calcio meno di Pippo Franco e Olivia Newton John, ignorava che i due terzini del Barcellona, sempre propositivi, sono come due centrocampisti aggiunti. Tanto, in Italia, se sei incompetente, ti nominano direttore.

Gerontocrazia

Nel mondo domina ed imperversa una generazione venuta alla luce tra gli anni venti e gli anni quaranta. E’ una gerontocrazia corrotta e senza scrupoli, disposta a tutto pur di conservare il comando. Vecchi bacucchi che ingombrano la scena da diversi lustri nella politica, nell’economia, nell’informazione, nella televisione, nello sport ed in tutti i settori strategici della vita pubblica. Babbioni vanitosi, irascibili e bugiardi. Impossibile scalzarli dalla poltrona: per loro il potere è tutto.
Dicono che la vecchiaia porti saggezza. Non è vero: spesso si limita ad accentuare i nostri difetti. Perchè pochi hanno la moralità di Nelson Mandela e Josè Mujica. Inoltre, il mancato ricambio, è un ostacolo alla crescita, allo sviluppo, all’innovazione.

Recensione “Le parole che vorreste dirmi”

Frequento Renato La Monica da alcuni anni.

Ci siamo conosciuti scambiandoci i nostri libri, argomento monotematico, la Juventus.

Abbiamo pure scritto un libro insieme, stesso tema, sempre quello.

In seguito, i nostri interessi sono cambiati: io ho iniziato a uccidere virtualmente un po’ di persone, facendo scovare i colpevoli a un avvocato di provincia, disincantato ma ancora tenacemente convinto di poter riscuotere dalle persone un po’ di calore umano, specialmente se si tratta di persone di sesso femminile.

Renato, invece, nei suoi libri fa “parlare” gli animali, esseri ritenuti, non a torto, superiori agli umani.

Almeno, a certi umani, mirabilmente tratteggiati nei loro atteggiamenti più meschini, privi di solidarietà fra di loro, ma anche nei confronti dei nostri amici a quattro zampe.

Il disinteresse dell’uomo verso i quadrupedi è spesso presentato come una caratteristica irrinunciabile, autentico marchio di fabbrica del bipede medio, ottuso al di là di ogni ragionevole dubbio.

Ma l’animale sa accontentarsi di poco: una carezza, una coccola di cibo, un giardino nel quale essere lasciato in pace.

E per fortuna, sullo sfondo, compaiono anche persone che gli animali sanno amarli e rispettarli.

Renato, come dicevo, fa parlare e pensare i cani e i gatti di questo libro, esprimendo attraverso le loro parole un pensiero sul triste tempo nel quale ci tocca vivere.

L’opportunità è ghiotta e l’autore non perde certo l’occasione per osservare il mondo attraverso gli occhi di un felino o di un cane.

I giudizi sono taglienti, ma sempre rigorosi, precisi.

Renato ha il raro dono di modellare le parole con una maestria ormai difficile da riscontrare alle nostre latitudini.

I cani e i gatti di questo libro sono colti, citano José Revueltas, Benjamin Franklin, Bill Shankly, Albert Bruce Sabin e tanti altri, scrivono bellissime poesie e sanno donare solidarietà ai propri simili.

Insomma, immergendosi in questo volumetto prezioso, è finanche possibile prendere atto, per qualche lungo istante, di come il mondo non sia poi così brutto.

Mauro Sangiorgi (scrittore e avvocato)

L’addio di Gerrard

L’esistenza di Steven Gerrard è rimasta profondamente segnata dalla scomparsa del cugino Jon-Paul Gilhooley, una delle 96 vittime della strage di Hillsborough, avvenuta il 15 Aprile 1989. All’epoca, Gerrard, un anno più giovane di Jon-Paul, era già entrato nell’academy della sua squadra del cuore: il Liverpool.

Fu il tecnico francese Gerard Houllier a portarlo in prima squadra, facendolo debuttare in Premier League a fine novembre 1998. Da quel momento, nonostante diversi infortuni, Steven non ha più mollato la presa, fino a diventare capitano ed uomo simbolo dei reds. Una fedeltà messa a dura prova nel 2005 dalle insistenti avances del Chelsea di Roman Abramovich, disposto a spendere cifre iperboliche pur di assicurarsi i servigi del centrocampista. Proposte respinte soprattutto per la ferma opposizione del padre di Gerrard, acceso sostenitore dei reds. Con quel rifiuto Steven si è guadagnato l’amore eterno dei tifosi del Liverpool che, in un recente sondaggio, l’hanno posizionato al secondo posto (dietro Dalglish) nella classifica dei calciatori più amati di tutti i tempi.

In fondo qualche soddisfazione è arrivata anche con i reds, tra cui spicca la Coppa Campioni vinta nel 2005 ad Istanbul. Nella sua autobiografia, uscita nel 2006, Gerrard ha voluto ricordare il cugino con la toccante dedica “Io gioco per Jon-Paul”.

Tratto dal mio libro “Coppa Campioni Story”, Curcio editore.

Ps: ieri pomeriggio, dopo 17 anni, 709 partite ufficiali e 184 reti, Steven ha salutato per l’ultima volta il pubblico di Anfield. Un addio che strappa al calcio una delle sue ultime, scintillanti, bandiere.

La sinistra…

La sinistra – ditelo a Vendola e Berlusconi – è morta con Enrico Berlinguer. Ma anche se la sinistra, intesa come rappresentanza politica, non esiste più, ci sono ancora tante persone di sinistra. Persone che non hanno smesso di sognare un pianeta più equo e solidale, dove tutti possano avere un’opportunità. Un mondo più sobrio, che abbia un occhio di riguardo per le fasce sociali più deboli. Un mondo pieno di cultura e senza guerre inutili. Un mondo a misura d’uomo, dove i ricchi non siano ricchi da fare schifo e i poveri abbiano almeno lo stretto necessario per vivere dignitosamente.

La minoranza

Bertold Brecht diceva “Ci sedemmo dalla parte del torto perchè tutti gli altri posti erano occupati”. Ecco, per indole e temperamento sarò sempre seduto sui banchi dell’opposizione. Perchè il potere è quasi sempre brutto, sporco e cattivo. Perchè, se fai parte della maggioranza, significa che hai accettato qualche compromesso. Perchè l’applauso facile ed il consenso unanime non m’interessano. M’interessa molto, invece, essere padrone di me stesso. Libero di pensare con la mia testa. Libero di di sbagliare. Libero di fare scelte anche impopolari. Libero di mandare a fanculo chi mi pare. No, non avrò mai paura di far parte di una minoranza. Perchè la minoranza guarda il mondo con gli occhi della coerenza.

A proposito di immigrazione…

Anche Gianni Morandi, l’uomo più innocuo del mondo, è finito nel tritacarne dei social network. Inevitabile, se ti affacci alla finestra per dire la tua sul tema immigrazione. Questione incandescente, che divide il Paese in due schieramenti. Da un lato i fautori della solidarietà e dell’accoglienza, disposti a tollerare (con qualche distinguo) le ondate di migranti. Dalla parte opposta i sostenitori del rigore (con qualche distinguo orientato al razzismo più becero) che respingerebbero senza esitazioni i tentativi di sbarco. Al netto di queste posizioni, spicca il solito cinismo della politica, capace di cavalcare la faccenda solo per i propri scopi elettorali.

Ma torniamo agli schieramenti: chi ha ragione? Giocando con le parole, si potrebbe dire che nessuno dei due ha torto. Non hanno torto coloro che stanno dalla parte di chi attraversa il Mediterraneo per sfuggire alla fame e alla violenza dell’Isis. Provate a mettervi nei loro panni: cosa fareste in quelle misere condizioni? Non cerchereste forse una via di scampo? D’altro canto, con un Paese in caduta libera – 8 milioni di italiani sotto la soglia di povertà e 18 milioni a rischio indigenza – non ha torto neppure chi auspica un giro di vite sull’immigrazione. Provate a mettervi nei loro panni. Un sacco di gente ha perso il lavoro, tanti imprenditori hanno dovuto chiudere le proprie aziende e, inoltre, le prospettive future sono tutt’altro che rosee.

Con queste premesse, tralasciando volutamente la psicosi per la possibile infiltrazione di cellule terroristiche, la forma di autodifesa è pienamente comprensibile. Qualcuno dice: sosteniamo economicamente i loro Paesi, così non si muoveranno più. Come no. Tanto ci sarà sempre un dittatore che, dopo aver intascato gli aiuti, si dileguerà nella notte. Altri dicono: la cosa non riguarda solo l’Italia, ma tutta l’Europa. Certo che si. Ma, essendo noi i più esposti alle “intemperie” dubito fortemente che gli altri Paesi potranno mai farsi carico della questione. Come vedete, da qualunque angolazione si affronti il problema, la soluzione sembra impossibile da trovare. Per una ragione molto banale: non c’è.

E’ semplicemente il Sud del mondo che preme sul vecchio continente per raccogliere almeno le briciole cadute dalle nostre tavole. E’ il flusso incontrollabile di diseredati, alimentato da un boom demografico senza precedenti, che chiede un occasione di riscatto sociale. Il fenomeno è inarrestabile come un fiume in piena. Dividersi sull’argomento non serve a nulla. Anzi, fa solo lo sporco gioco della politica.

Le parole che vorreste dirmi

Da martedì 21 Aprile sarà disponibile “Le parole che vorreste dirmi”, storie di cani e gatti che si raccontano in prima persona. E’ un libro a cui tengo molto, perchè mi ha fatto commuovere più volte mentre lo scrivevo. Sono convinto che gli animali, troppo spesso sottovalutati, abbiano molto da insegnarci. Il libro costa 10 euro più spese di spedizione. Chi volesse ordinarlo può scrivere una mail a edizioni@luoghinteriori.com  
Il giorno 8 Maggio (data da confermare) “Le parole che vorreste dirmi” verrà presentato ufficialmente nel corso di una cena benefica. Ma di questo parleremo più avanti.

 Su Facebook ho attivato la pagina ufficiale del libro, chi vuole può iscriversi cliccando sul link sotto.

https://www.facebook.com/#!/pages/Le-parole-che-vorreste-dirmi/898408700182535