Il verbo di Johan

Johan Cruijff, speler van Ajax *25 oktober 1965

Johan Cruijff, speler van Ajax
*25 oktober 1965

«Non sono credente. In Spagna tutti i 22 giocatori si fanno il segno della croce prima di andare in campo. Se avesse effetto, finirebbe sempre con un pareggio».

«Il calcio consiste in due cose. Quando hai la palla devi essere capace di passarla correttamente. E quando te la passano, devi saperla controllare. Se non la sai controllare, difficilmente la saprai passare».

«Una delle cose che ho capito da bambino è che quelli che più si divertivano a insegnarti qualcosa erano coloro che meglio dominavano il pallone, mentre quelli capaci solo di entrare sull’avversario, di piazzarsi in campo per fare ostruzione e di tirare pedate, non avevano nulla da insegnare, anche se, temo, avrebbero avuto molto da imparare».

«Quello che conviene insegnare ai ragazzi è il divertimento, il tocco di palla, la creatività, l’invenzione».

«Sul campo è importante dare libertà ai giocatori, anche se all’interno di uno schema. La distanza massima che un giocatore deve percorrere dev’essere di dieci metri. La libertà è ammissibile, solo se si produce il massimo rendimento dei giocatori di talento».

Hendrik Johannes Cruyff, 1947/2016

Ovunque tu sia oggi, con te ci sarà certamente un pallone.

Sanremo è Sanremo e noi non siamo un c. (2)

La sottolineatura è d’obbligo: non sono in discussione le voci, ma le canzoni. Conosco almeno un miliardo di cantanti che sanno cantare, il problema è che i loro brani sono affascinanti come un discorso di Angelino Alfano. E, se non hai le canzoni giuste, sono Razzi tuoi. E veniamo alla seconda serata, che ha un altro vincitore morale: Ezio Bosso. Un musicista apprezzato in tutto il mondo, colpito alcuni anni fa da una malattia neurologica degenerativa, che ha mostrato in eurovisione un coraggio e una dignità tali da commuovere anche gli spettatori più cinici. Ma ecco voti e commenti dei 10 big della seconda serata, meno intrigante di un film bulgaro.

Dolcenera – Se la tira neanche fosse Mina, ma può emulare al massimo Anna Tatangelo. Si presenta con Ora o mai più”. Io direi mai più. Voto: 2

Clementino – Ricorda il Jovanotti prima maniera. Una sorta di Forrest Gump de noantri. In miniera. Voto: 1,5

Patty Pravo – Merita rispetto per il suo passato, in gran parte rovinato dal chirurgo plastico. La canzone convince meno di uno stop di Chiellini. Voto: 4

Valerio Scanu – Tra lui e Marco Carta scelgo Pupo. Almeno quello sa giocare a Black Jack. Il cd con la sua canzone, inascoltabile, entrerà senz’altro nel kit del perfetto serial killer. Voto: sottozero.

Francesca Michielin – Arriva da X Factor, fabbrica di illusioni, che Renzi vorrebbe inserire nel Jobs Act. Si nota solo per il vestito, più adatto per un pic nic che per Sanremo – Voto: 4

Alessio Bernabei – Si presenta con un arrangiamento copiato spudoratamente dai Coldplay, così come il coretto, a uso e consumo delle radio. Le ragazzine impazziranno per un quarto d’ora e poi, dopo un paio di selfie, sarà inghiottito dal vuoto cosmico. Così come Fragola. Voto: 2

Elio e Le Storie Tese – Geniali e ironici. Come (quasi) sempre. Anche se l’assenza di Rocco Tanica, il vero guru del gruppo, si è avvertita eccome. Voto:  7

Neffa – C’è la partita che domini per 90 minuti e poi perdi per un episodio: la cosiddetta Beffa. E poi c’è Neffa, il cantante che ci prova da 90 anni. Senza mai azzeccare il guizzo giusto. Una Neffa/Beffa per chi ha la sfortuna di ascoltarlo. Voto: 4

Annalisa – Altra reduce da X Factor, bel viso, bella voce, canzone da abbattere all’istante un giovane baobab. Albero che, tenuto alla larga da certa robaccia, può vivere anche 2000 anni. Voto: 2

Zero Assoluto – I Gianni e Pinotto della canzone italiana. Il loro successo, così come quello dei Modà, rimane un mistero simile al sorriso della Gioconda. La canzone presentata ieri sera non sarebbe ammessa nemmeno al festival del fungo prugnolo. Ma a Sanremo, si sa, c’è posto per tutti. Voto: 1,5

Sanremo è Sanremo e noi non siamo un c. (1)

Scrivere di una manifestazione che ha come super ospite Laura Pausini è come ascoltare un comizio di Giovanardi: hai già perso in partenza. Perché le canzoni di Laura Pausini sono uno dei motivi per cui l’Isis ha dichiarato guerra all’Occidente. Infatti il Marco della “Solitudine”, dopo averle ascoltate, se n’è andato e non ritorna più. Bisogna dirlo subito: il vincitore morale della serata, per distacco, è stato Giuseppe Ottaviani, il centenario che si allena più di Bullotelli e Cassano. Sul palco dell’Ariston, il simpatico vecchietto è sembrato molto più vispo di Carlo Aladino Conti, un tizio che, di fronte alla sua lampada, esprime un solo desiderio: fammi abbronzare. Molto bene anche Virginia Raffaele, nella strepitosa versione di Sabrina Ferilli. Ma ecco commenti e voti dei 10 big della prima serata, pesante come una conferenza sui punti neri di Bruno Vespa.

Lorenzo Fragola – Per scrivere la sua canzone, perfetta come colonna sonora quando ti togli il cerume dalle orecchie, ci sono volute 6 persone. Voto: 2

Noemi – Una Milva 2.0. Senza la bocca e il talento di Milva. Voto: 4

Dear Jack – Sono diventati famosi per aver offerto un chinotto a Gino Paoli. Si segnalano solo per le dreadlocks del cantante, un Adebayor più giovane. Voto: 3

Arisa – Ha proposto una canzone che ha scoraggiato persino Padre Amorth. Voto: 1

Rocco Hunt – Un Peppino di Capri in versione rap. Anche se il rap di questo tizio sa tanto di cresima e Prima comunione. Voto: 2

Giovani Caccamo e Deborah Iurato –. Lei si presenta con un vestito disegnato da Fantozzi, che scopre braccia eccitanti come una caciotta. Lui, più dignitoso, canta (giustamente) “Via da qui”. Infatti dovrebbero tornare subito dalla De Filippi. Voto: 1

Blue Vertigo (leggi Morgan) – Cantano “Semplicemente”. Solo che si sono dimenticati di aggiungere al titolo “uno schifo”. Morgan, poi, è credibile come Gasparri quando parla di Family Day.

Enrico Ruggeri – Canta da secoli la stessa canzone, con la prosopopea di Mick Jagger. Solo che Mick Jagger se lo può permettere, lui no. Voto: 3,5

Stadio – Sono meno giovani dei Pooh, ma ci credono ancora. Il loro manager ha già buttato giù le date per il loro prossimo tour. Nelle case di riposo. Voto: 3

Irene Fornaciari – La sua canzone, piacevole come l’improvvisata dei parenti, ha rivalutato il repertorio di Cristina D’Avena. Voto: 2

Sanremo è Sanremo e noi non siamo un c.

Perchè Sanremo è Sanremo e noi non siamo un cazzo. Questo, parafrasando il Marchese del Grillo, sarà lo slogan del “mio” festival. Quello che vi racconterò da mercoledì, cercando di ovviare al buonismo dei media, che parleranno solo di record d’ascolti e amenità varie. Nel frattempo ho dato un’occhiata ai testi delle canzoni: raccapriccianti. Salvo solo l’ironia di Elio e le Storie Tese. E non date retta a chi vi dice che il testo va ascoltato insieme alla canzone. Nulla di più falso: il testo deve avere una sua dignità anche al di fuori della musica. Adesso proviamo a estrarre da ogni brano dei cosiddetti big la frase più sciocca, dando un voto alle parole.

Annalisa – Il diluvio Universale, voto 4 – “A cucinare la vita /Come fosse un buon piatto da buffet”. Chiamate Carlo Cracco.

Arisa – Guardando il cielo, voto 2 – “Che ho preso tutto da mia nonna/ faccio una preghiera a Dio”. Speriamo che ti risponda almeno Berlusconi.

Alessio Bernabei – Noi siamo infinito, voto 5 – “La tua giacca s’impiglia a un ramo/E mi potrò scaldare”. E se s’impiglia nella tazza del water?

Clementino – Quando sono lontano, voto 3 – ” A 15 anni una promessa che volevo questo e prendermi anche una cometa”. Ma non potevi drogarti come tutti gli altri?

Dear Jack – Mezzo respiro, voto 5 – “Rifarò tutti i bagagli, per riempirli dei miei sbagli”. Se fai sempre canzoni come questa, serviranno diversi set di valigie.

Dolcenera – Ora o mai più – Voto 2,5 – “Vai solo fino al punto in cui/Non ti troverai più”. E se non trovi il punto ci sono sempre le virgole.

Elio e le Storie Tese – Vincere l’odio, voto 6,5 – Hanno fatto testi più divertenti.

Irene Fornaciari – Blu, voto 3,5 – “C’è una donna in riva al mare/Dipinta di blu”. Cambiare pusher, please.

Lorenzo Fragola – Infinite volte, voto 3 – “Ci siamo amati in cima al mondo”. C’era anche Reinhold Messner?

Rocco Hunt – Wake Up, voto 4,5 – “Fin quando avremo voce canteremo”. E’ una minaccia?

Deborah Jurato e Giovanni Caccamo – Via da qui, voto 4 – Lo vedi che non sono pronta/ Ti lascio qui la pelle mia”. Pelle o Sky?

Francesca Michielin – Nessun grado di separazione, voto 5 – “È la prima volta che mi capita Prima mi chiudevo in una scatola”. Forse dovresti tornarci.

Morgan e Bluvertigo – Semplicemente, voto 4,5 – “Camminare col cane sull’argine del canale”. Meglio che cammini da solo sull’argine del canale. E, se vuoi buttarti, non ho nulla in contrario.

Neffa – Sogni e nostalgia, voto 5 – “Un bel giorno arriverà da te la felicità”. Mattina o pomeriggio?

Noemi – La borsa di una donna, voto 5 – “E vai dove ti porta il cuore”. Complimenti per l’originalità.

Patty Pravo – Cieli immensi, voto 5 – “Ma come mai mi pensi/E non sono io nemmeno lei”. Chiamate i Ris per il DNA.

Enrico Ruggeri – Il primo amore non si scorda mai, voto 5 – “Il primo amore non si scorda mai”. Specie se coincide con l’ultimo.

Valerio Scanu – Finalmente Piove, voto 2,5 – “Ma le mie parole le puoi capire”. Se parli come Maurizio Costanzo no.

Stadio – Un giorno mi dirai, voto 4,5 – “Io ti dirò che un uomo/Può anche sbagliare lo sai”. Non pronunciare il nome di Renzi invano.

Zero Assoluto – Di me e di te, voto 4,5 – “Se molli la presa mi scivoli piano”. Se molli qualcos’altro, cambio stanza.

Dichiarazione

“Prometto di amarti e sostenerti sempre e comunque. Prometto di starti vicino/a nelle avversità della vita, perché con la forza del nostro amore possiamo superare tutto. Prometto di dedicarmi a te e al nostro rapporto con pazienza e devozione. Prometto di accudirti con tutto me stesso/a finchè morte non ci separi”.
Chi decide di adottare un animale dovrebbe sottoscrivere questa dichiarazione. E poi, a differenza dei matrimoni, mantenere l’impegno.

Diritti

Ci sono individui che scendono in piazza per richiedere un diritto e altri individui che manifestano affinchè quel diritto non venga concesso. Io sto con i primi. Perchè non scenderei mai in piazza per negare un diritto a qualcuno.

La mia vita per un goal e il falso nueve…

copertina base“La mia vita per un goal” nasce nelle stanze polverose della nostalgia, pensando ad un football più a misura d’uomo, popolato da persone e non personaggi. L’idea di riproporre le storie di 30 grandi centravanti del passato è la doverosa risposta a questa insopportabile moda del falso nueve. Come se, nel calcio di oggi, tutti avessero a disposizione un Nándor Hidegkuti…

Ho selezionato i centravanti partendo da una base di almeno 300 reti in partite ufficiali. Poi ho dato la precedenza alle storie più interessanti. Quelle che, una volta lette, ti entrano nel cuore. Storie di uomini, prima che calciatori. In un tempo in cui il football sapeva proporre esempi e non scempi.

Il “viaggio” inizia alla fine dell’ottocento con Steve Bloomer, bandiera del Derby County, per concludersi 117 anni dopo, con le intricate vicende di Romario. E’ il pretesto per raccontare oltre un secolo di calcio, riportando a galla centravanti dimenticati e fatti leggendari, estratti dalle nuvole di naftalina.

I miei eroi

I miei eroi siete voi. Voi che vi alzate alle sei del mattino, sole, pioggia o neve non fa differenza, per portare un po’ di cibo e affetto ai gatti randagi.

I miei eroi siete voi. Voi che, pur avendo poco o niente, siete sempre in prima linea ad aiutare chi sta peggio.

I miei eroi siete voi. Voi che stazionate nella penombra della sobrietà e parlate poco, perché avreste miliardi di cose da dire.

I miei eroi siete voi. Voi che regalate tempo, sorrisi e carezze ai malati.

I miei eroi siete voi. Voi che piangete in silenzio per non farvi sentire da un mondo sempre più finto e corrotto.

I miei eroi siete voi. Voi che avete lavorato una vita e ancora non sapete se vi daranno la pensione. I miei eroi siete voi. Voi che ancora vivete aggrappati alle nuvole, prigionieri di un sogno ormai sgretolato dalla realtà.

I miei eroi siete voi. Voi che avete perso tutto alla grande roulette della vita, eppure continuate a combattere indomiti.

Si, siete voi i miei eroi. E quelli come voi. Ma io, purtroppo, non ho nulla da offrirvi. Solo queste umide, sentite, parole.

Sopravvivere al Natale

La domanda delle cento pistole è: sopravviveremo anche a questo Natale? Con le sue ipocrisie, con il cibo che straborda dalla tavola, i regali riciclati, la bontà artefatta, i parenti che ti dicono “ti vedo ingrassato” anche se, in realtà, hai perso 7 chili. Ai parenti, sempre loro, che ti invitano a giocare o tombola, oppure al Mercante in Fiera. E, se non lo fai, ti costringono fisicamente, legandoti alla sedia. Ai bambini di famiglia, aggregati per l’occasione, che corrono e urlano per tutto il tempo delle feste facendoti rimpiangere Erode. Al nonno che, ogni 15 minuti, fa partire il cd con i canti natalizi alternandolo (per sbaglio) a quello dei cori di montagna degli alpini. Sopravviveremo anche quest’anno? Ai post it l’ardua sentenza.

Il bicchiere

Anche oggi ho shakerato il mio cocktail di dubbi e pensieri. Qualcuno dice che il bicchiere è mezzo vuoto, altri dicono che è mezzo pieno. Io, invece, dico che il bicchiere è ormai andato frantumi. Come la vita di chi sognava un Paese migliore.