Per apprezzare fino in fondo il sapore di una vittoria bisogna prima aver provato il gusto amaro della sconfitta. Quella sconfitta che profuma di fatica e dignità. Quella sconfitta che ti fa piangere dentro le braccia accoglienti della notte. Quella sconfitta che ti fa abbracciare i rimpianti e scendere a patti con la tristezza. Quella sconfitta che ti fa baciare sulle labbra la solitudine. Quella sconfitta che ti costringe a rovistarti dentro. A passare sopra le luci, per soffermarti sulle ombre. Ecco, adesso puoi vederli i tuoi errori: rimbalzano nell’anima come palline di celluloide. Hanno l’espressione tormentata di quelli che hanno osato spingersi oltre i propri limiti. Hanno il volto sanguinante di quelli che hanno sguainato il coraggio come una spada. Si stagliano all’orizzonte come nuvole gravide di pioggia. Puoi guardarli negli occhi e chiamarli per nome. Loro ti risponderanno e ti chiederanno di essere custoditi con cura dentro uno scrigno magico. Da dove un giorno usciranno per trasformarsi in tante piccole rivincite. Le piccole rivincite di chi non intende arrendersi alle angherie del potere e ai trucchi dei bari. Le piccole rivincite di chi intende continuare a combattere a testa alta. Sapendo che s’impara più dalle sconfitte che dalle vittorie.
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Come boicottare la discarica televisiva…
Forse non tutti sanno che la pubblicità viene pagata indirettamente dal cliente. Quindi, quando vedete un’azienda reclamizzare qualcosa in tv, state pur certi che per acquistare quel tal prodotto dovrete spendere più del suo effettivo valore di mercato. La premessa è necessaria per introdurre il discorso sul boicottaggio dei programmi televisivi. Non guardare le schifezze proposte giornalmente dalla discarica serve a salvaguardare la nostra salute mentale, ma non risolve il problema. Ecco perché, quando sento dire “Ho deciso di boicottare il tal programma”, mi sgorga spontanea una risata. Evidentemente chi lo dice non conosce il funzionamento dell’Auditel. Infatti, se non fai parte del campione d’ascolto, il tuo sabotaggio non serve proprio a nulla. L’unico sistema per migliorare la qualità dei palinsesti è non comprare più i prodotti pubblicizzati nei programmi stupidi e volgari. Cominciando con il Grande Fratello Vip, l’Isola dei Famosi, Uomini e Donne, C’è posta per te e il Festival di Sanremo. Per non parlare dei talk show politici.
Allenatori…
La mia ultima analisi politica…
Mettetevelo bene in testa: la politica non farà mai nulla per voi. I bisogni della gente sono all’ultimissimo posto nei programmi dei partiti. A cui interessa il potere solo per il gusto di esercitarlo, rubacchiare e piazzare i propri uomini nei posti di comando.
Come ha scritto Jay McInerney, scrittore e sceneggiatore americano, “Nessuno vuole più cambiare il mondo, vogliono soltanto possederlo”.
Guardatevi intorno: i pochi statisti prodotti dalla politica sono morti, oppure sono stati relegati ai margini della società.
Guardatevi intorno: siamo circondati da politici cialtroni. Non solo in Italia, ma a livello mondiale.
Mettetevelo bene in testa: ogni governo che nasce è frutto di accordi sotterranei con Stati Uniti, Vaticano, Europa e chi più ne ha più ne metta. E il sovranismo è solo una presa per i fondelli. Perchè non può esserci sovranismo senza sovranità monetaria. E la nostra l’abbiamo svenduta nel 2002, entrando nell’euro. Uscirne ormai è troppo tardi. Significa rinunciare al 30% dei nostri risparmi. Questo i sovranisti con il culo degli altri, chissà perchè, non ve lo dicono.
Con queste premesse parlare seriamente di politica è diventato inutile. Così come votare.
Infatti questa è la mia ultima analisi politica.
Da oggi in poi, su questo argomento, solo satira.
Goodbye Gordon…
7 Giugno 1970, stadio Jalisco di Guadalajara, nel terzo girone si affrontano Brasile ed Inghilterra. Siamo intorno al 10’ quando Carlos Alberto fa viaggiare Jarzinho sulla destra, quest’ultimo si libera agilmente di Cooper e, una volta giunto sulla linea di fondo, mette al centro un pallone dolce come un muffin per Pelè. O’ Rey prende l’ascensore e incorna la sfera con una ferocia inaudita, la palla tocca terra ad un metro dalla porta e sembra già destinata nel sacco. Ma, a difendere i pali, c’è un certo Gordon Banks, non un portiere qualunque. Così, quel pallone irresistibilmente attratto dalla rete, viene respinto. Non si sa come. Probabilmente è la parata più complicata e spettacolare della storia del calcio. Una fotografia che immortala un
paio di gesti tecnici straordinari in una sola azione. Un filmato che, per la sua folgorante bellezza, dovrebbe essere mostrato almeno una volta al giorno in mondovisione.
Gordon Banks, nativo di Sheffield, è unanimemente considerato il miglior portiere inglese di tutti i tempi. Campione del mondo nel 1966, ha giocato 8 anni nel Leicester e 5 con lo Stoke City. Con la sua Nazionale ha messo insieme 73 presenze, disputando 2 rassegne iridate e l’Europeo del 1968, organizzato e vinto dall’Italia.
La carriera di Banks, deceduto oggi dopo una lunga battaglia contro il cancro, si è virtualmente conclusa nel 1972, quando Gordon perse l’uso dell’occhio sinistro a causa di un incidente stradale. Ironia della sorte, l’uomo che l’aveva “costretto” a lasciare il Leicester, prese il suo posto sia allo Stoke che in Nazionale. Il suo nome? Peter Shilton.
Copertina del mio nuovo libro…
Solo un bambino…
L’indifferenza è come una finestra con i doppi vetri: puoi urlare fin che vuoi, tanto nessuno potrà mai sentirti. La vediamo bazzicare ogni giorno per le strade del mondo, insieme all’egoismo. Indifferenza ed egoismo vanno a braccetto come due vecchi amanti, scansando con cinismo dolore e sofferenza. L’indifferenza è particolarmente crudele di fronte a certe guerre. Guerre dimenticate dal mondo. Guerre sparite dai notiziari. Ma proviamo a metterci nei panni di un bambino alle prese tutti i giorni con un conflitto. Io l’ho fatto, così mi sono uscite queste parole.
“Guardatemi: io sono solo un bambino. E, come ogni bambino, avrei tutto il diritto di correre, giocare e perdermi nei cortili assolati dell’infanzia. E invece sono in balia dei signori della guerra, quei bastardi che pensano di risolvere i problemi del pianeta bombardando civili inermi. Questa foto è il simbolo di quella ferocia che non si ferma neppure davanti a piccole creature innocenti. L’emblema di una società corrotta dal denaro e dalla sete di potere. Guardatemi: io sono solo un bambino. E in questo scatto c’è tutto il senso della vostra/nostra sconfitta”.
La pigrizia mentale dell’italiano medio…
L’italiano medio è sempre in movimento: jogging, palestra, pilates, cardiofitness, calcio, calcetto, tennis, pallavolo, nuoto e chi più ne ha più ne metta. Nulla di sbagliato. Tenersi in forma, a patto di non esagerare, comporta innumerevoli vantaggi. Peccato che a tanto dispendio di energie fisiche non corrisponda un adeguato lavorio cerebrale. In altre parole, se l’italiano medio dedicasse lo stesso tempo utilizzato per bruciare calorie alla nobile arte del pensiero, questo Paese sarebbe infinitamente migliore. La pigrizia mentale, infatti, è uno dei principali difetti dell’italiano medio, poco propenso a farsi domande e a sviluppare ragionamenti che vadano oltre il confine della superficialità. Meglio assoggettarsi al pensiero comune, alla cultura mainstream, al conformismo di massa. Avere un pensiero autonomo comporta fatica e presuppone l’utilizzo dell’organo chiamato cervello.
A patto, beninteso, di possederne uno.
Vent’anni dopo…
Do you remember Francia 1998? La doppia incornata di Zidane, per la prima volta decisivo, poi il suggello di Petit. Didier Deschamps, allora capitano dei bleu, che alza la Coppa, Croazia protagonista anche allora, con Davor Suker, capocannoniere del torneo. A vent’anni di distanza la memoria riporta a galla immagini che il tempo non potrà mai seppellire. Storie di uomini e Nazionali che subiscono gli incroci del destino. Deschamps, oggi selezionatore, sulle orme di Zagalo e Beckenbauer, gli unici ad aver vinto la Coppa sia da giocatori che da Commissari Tecnici. Davor Suker, oggi presidente della Federcalcio, che assiste alla miglior performance del suo Paese. Persino superiore a quella della “sua” Croazia, piegata nelle semifinali di quell’edizione da una alquanto insolita doppietta di Thuram. La finale di Mosca ha mostrato il lato peggiore della Francia, troppo preoccupata di non ripetere il flop di Euro 2016. La pressione, infatti, era tutta nelle teste dei transalpini, mentre la Croazia, già ampiamente appagata da un Mondiale andato ben oltre le aspettative, ha potuto giocare con la leggerezza e lo spirito di chi non ha niente da perdere. Partita orientata dagli episodi, con la Francia uscita dal tunnel della paura solo dopo il 3-1. Nota di colore: dopo l’exploit di Brasile 2014, dove pronosticai con largo anticipo la vittoria della Germania, arrivando al punto di azzeccare anche l’altra finalista, ho concesso il bis battezzando alla vigilia del torneo il successo della Francia. Che ha dovuto fronteggiare il gufaggio di molti italiani. Compreso quello di Salvini. Meglio lasciare la politica fuori dal calcio giocato. Perché gente come Deschamps, Griezmann e Mbappè non ha nulla a che vedere con la spocchia di Macron.
Le pagelle di Inghilterra-Croazia…
La finale sarà quindi Francia-Croazia. La squadra più completa contro quella che sa soffrire di più. Transalpini avvantaggiati anche per le tre fatiche supplementari dei balcanici, che hanno sempre avuto bisogno dell’extratime (due volte i rigori) per superare gli avversari .
Le pagelle di Inghilterra-Croazia
Inghilterra
Pickford 6 – Piuttosto isterico, tratta i compagni come Sgarbi i 5 Stelle, ma sui goal non ha colpe.
Walker 6 – Si nota soprattutto quando viene colpito da una pallonata là dove non batte il sole.
Stones 5 – Come difensore ha la stessa credibilità di Cerasa come giornalista.
Maguire 6 – Gioca come se fosse al pub: pinta di birra in mano, sempre pronto a scatenare la rissa.
Trippier 6 – Piedi educati, inventa la punizione che illude gli inglesi. Poi si perde nel marasma generale.
Lingard 5,5 – Ininfluente come un editoriale di Severgnini.
Henderson 6 – E’ il ragioniere del centrocampo. Ma per fare 4+4 usa la calcolatrice.
Alli 5,5 – Stavolta non balla l’Alli Gully.
Young 5,5 – A dispetto del cognome fa solo cose vecchie.
Sterling 5,5 – Ha con il goal lo stesso rapporto che Alba Parietti intrattiene con la meccanica quantistica.
Kane 5 – Si divora il match point come un Destro qualsiasi. Non pervenuto come la temperatura di Santa Maria di Leuca.
Croazia
Subasic 7 – Uno dei migliori portieri visti al Mondiale.
Vrsaljko 7 – Oltre a correre come se fosse inseguito dai creditori, fornisce a Perisic l’assist del pareggio.
Lovren 6 – Più duro di Charles Bronson, randella che è un piacere. E, incredibilmente, finisce la gara con la fedina immacolata.
Vida 6,5 – Più fischiato di Albano a un concerto dei Rolling Stones, reagisce intonando la canzone dei Coldplay. Viva La Vida.
Strinic 5,5 – Uno dei terzini sinistri più scarsi del pianeta. Se la gioca con Molinaro. Forse.
Brozovic 6 – Più svogliato di un cliente da autogrill, si accende solo quando vede il Camogli.
Rakitic 6 – Dopo aver ascoltato Mengoni, si limita all’essenziale.
Rebic 7 – Scartato dal calcio italiano, ‘specializzato’ nel riconoscere i talenti, è una delle rivelazioni del torneo. Unico neo: è sempre sul filo del cartellino rosso.
Modric 6 – Il centrocampista più completo in attività di servizio, brilla meno del solito.
Perisic 8 – Primo tempo in stile ‘Nightmare’, ripresa da eroe nazionale. Un goal meraviglioso e l’assist per Mandzukic come ombrellino da mettere nel cocktail.
Mandzukic 7,5 – Un monumento allo stoicismo. Non molla mai. E quello sguardo spiritato racconta più di un trattato la voglia di vincere.