Gli italiani e l’informazione…

giornaliSe in questo Paese abbiamo media inaffidabili, la colpa è principalmente degli italiani. Perché a loro non interessa un’informazione obiettiva e intellettualmente onesta, un’informazione che separa i fatti, nudi e crudi, dalle opinioni. No, loro preferiscono, anzi pretendono, un’informazione schierata, totalmente al servizio dei propri partiti e politici di riferimento. Con questi presupposti, in Italia non avremo mai giornali e telegiornali liberi e imparziali, ma quotidiani e notiziari sempre sintonizzati sulle frequenze del potere. A dirla tutta, qualche anno fa, qualcuno ha provato a cambiare le cose fondando un giornale indipendente. Ma anche il “Fatto Quotidiano”, una volta capita l’antifona, per sopravvivere ha dovuto adeguarsi allo status quo. Fino al punto di diventare l’house organ ‘ufficiale’ del governo Conte-Casalino.

Il mio programma tv preferito…

monoUna volta la tv era fonte di apprendimento. Guardavi quella scatola per qualche ora e imparavi un sacco di cose. Oggi, al contrario, la tv è diventata fonte di regressione. Guardi quella scatola per qualche minuto e ti sembra di disperdere il tuo bagaglio di conoscenze.

Nella foto: il mio programma preferito

Va in onda il Coronavirus show…

coronaNulla di nuovo sotto il sole.
Siamo un Paese ridicolo, amministrato da politici cialtroni: sia quelli di governo che quelli di opposizione. Non riusciamo mai a gestire seriamente e con trasparenza le situazioni di emergenza, vedi alla voce terremoto.
Il Coronavirus, presentato da alcuni virologi come la peste del terzo millennio e da altri come una forma appena più grave di una normale influenza, è l’ennesima conferma della nostra inadeguatezza.
L’unica risposta al Coronavirus? Chiudere tutto. Chiudere tutto per totale mancanza di prevenzione e visione.
Intanto, su tutte le reti tv, va in onda il Coronavirus show: ore e ore di diretta giusto per fare audience e creare ulteriore panico nella popolazione.

Goodbye, Pietruzzu

pietruzzuPietro Anastasi è stato l’idolo calcistico della mia infanzia. I suoi goal, mai banali, mi sono rimasti dentro. Come il sorriso gentile di quel ragazzo atterrato a Torino per far sentire orgoglioso delle proprie origini ogni meridionale emigrato al nord.
Ti ho voluto bene, Pietruzzu.
E te ne vorrò sempre.

Non è possibile, eppure…

palloneE’ possibile avere indietro il calcio delle maglie numerate dall’uno all’undici, delle partite in contemporanea, dei calciatori bandiera? E’ possibile avere indietro la vecchia Coppa dei Campioni, la Coppa delle Coppe e la vecchia Coppa Uefa? E’ possibile avere indietro il calcio delle telecronache sobrie e composte, delle esultanze normali, dei giornalisti competenti? E possibile avere indietro il calcio non drogato da super valutazioni e ingaggi ultra miliardari? Un football senza procuratori, senza affaristi e plusvalenze. Un calcio dove si parla e scrive di mercato solo un mese all’anno. Un calcio sostenibile e dal volto umano.
Voce dal fondo: “No, mi spiace, non è possibile. Nessuno può fermare quello che non è più uno sport, ma uno spettacolo. E come tutti gli spettacoli assoggettato alle leggi del business”.
Non è possibile, eppure continuiamo a seguirlo. Per abitudine, noia e mancanza di valide alternative.
Non è possibile, eppure continuiamo a seguirlo. Rimpiangendo il passato e accettando con rassegnazione il presente.

La domanda delle cento pistole…

natale-festaLa domanda delle cento pistole è: sopravviveremo anche a questo Natale? Con le sue ipocrisie, con il cibo che straborda dalla tavola, i regali riciclati, la bontà di facciata, i parenti che ti dicono “ti vedo ingrassato” anche se, in realtà, hai perso 7 chili. Ai parenti, sempre loro, che ti invitano a giocare o tombola, oppure al Mercante in Fiera. E, se non lo fai, ti costringono fisicamente, legandoti alla sedia. Ai bambini di famiglia, caricati a duracell per l’occasione, che corrono e urlano per tutto il tempo delle feste facendoti rimpiangere Erode. Al nonno che, ogni 15 minuti, fa partire il cd con i canti natalizi alternandolo a quello dei cori di montagna degli alpini. Sopravviveremo anche quest’anno?
Ai post it l’ardua sentenza.

Simply the best

bestIl 25 Novembre di 14 anni fa se ne andava uno dei calciatori più geniali di tutti i tempi. Un grande artista del pallone che, come tutti gli artisti, era insofferente alle regole e nemico giurato della banalità.
George Best, uno dei pochi che valeva il prezzo del biglietto, era un vero anticonformista in un mondo (quello del calcio) tra i più conformisti. George Best ha scansato per anni avversari, tatticismi e luoghi comuni, godendosi ogni istante come fosse l’ultimo. La sua vita, condotta sui binari dell’autodistruzione, è stata come una poesia: breve ma intensa. Di lui rimarrà per sempre quel dribbling irripetibile, disperso tra fiumi d’alcol e legioni di bellezze femminili. E anche la sua splendida ironia, racchiusa in questa frase “Nel 1969 ho dato un taglio a donne e alcol. Sono stati i venti minuti peggiori della mia vita”.

A proposito di curiosità…

curiosita“Non ho particolari talenti, sono soltanto appassionatamente curioso”, diceva Albert Einstein. Ecco, la curiosità è un segno d’intelligenza, la giusta combinazione per aprire la cassaforte della conoscenza. Essere curiosi, fare e farsi domande, interrogare e interrogarsi, aiuta a comprendere la realtà. E’ importante anche avere una certa curiosità verso le persone. Una sana curiosità, che non deve mai scadere nella morbosità e nell’invadenza. Naturalmente, per comprendere le persone, la curiosità non basta. Occorre decodificare il linguaggio del corpo, affidarci al rigore della fisiognomica. Solo così possiamo capire se hanno l’acume e la sensibilità necessaria per non danneggiare il mondo. La curiosità è anche e soprattutto saper ascoltare. Solo così possiamo misurare la coerenza e memorizzare le promesse di una persona. Prima di attenderla all’inesorabile varco dei fatti.

Ogni artista…

neilOgni artista ha bisogno di un pubblico.
C’è chi si accontenta di un pubblico qualsiasi, arrivando a rinnegare se stesso pur di assecondarlo.
E c’è chi ‘pretende’ un pubblico intellettualmente onesto.
Perché solo un pubblico intellettualmente onesto è in grado di riconoscere e sostenere gli artisti che non si sono fatti corrompere dal Sistema.
Gli artisti che non sono disposti a rinunciare alle proprie idee pur di vendere qualche libro in più.
Gli artisti che sono lontani anni luce dal bieco opportunismo e zerbinaggio italico.
Gli artisti che detestano il potere, qualunque potere, preferendo soggiornare nelle stanze umide delle minoranze.
Gli artisti che amano stazionare nel limbo discreto dell’utopia, per non assistere alle volgari rappresentazioni del mondo.
Gli artisti che, pur avendo ben poche speranze nel futuro, continuano a combattere le loro piccole battaglie quotidiane.
Gli artisti che non si piegano.
Gli artisti che non si arrenderanno mai.

Non mi riconosci più…

malati-alzheimerL’ho scritta tanti anni fa.
Dedicandola ai malati di Alzheimer.

NON MI RICONOSCI PIU’
Hai riposto
in un angolo
i fili della memoria.
Hai dimenticato
nel traffico
i pezzi della tua storia.
Ora sei un’altra persona
non mi riconosci
e hai lo sguardo perso nel vuoto.
Ora nulla ti appassiona
ti parlo e non capisci
che sei tu quella nella foto.
Il tuo passato
si è spento
come un lampione
Hai nascosto
nell’anima
solo una vecchia canzone.
E allora metto ‘Volare’
e la tua mente si riaccende
all’improvviso.
E allora ti sento cantare
e sul tuo volto riappare
quel bellissimo sorriso.
Adesso mi riconosci
ma solo per un minuto
poi torni a chiuderti
in quel mondo sconosciuto.