L’Italia è piena di sopravvalutati, falsi umili, personaggi che fingono di essere persone. Si tratta di soggetti che godono di buona stampa e amicizie trasversali, quindi mediaticamente inattaccabili. Vietato criticarli, vietato ridimensionare i loro successi, molti dei quali ottenuti grazie a una fortuna sfacciata. Il mondo del calcio moderno, specchio deformato di questo Paese, è maestro nel mettere sul piedistallo onesti professionisti del pallone, funzionari che hanno come unica tattica di gioco il sopracciglio inarcato.
Prendiamo il caso di Carlo Ancelotti, celebrato fino all’inverosimile per essere stato il primo a vincere il titolo nei cinque principali campionati europei. Verissimo. Peccato che nessuno abbia aggiunto che Ancelotti sia stato anche l’unico ad allenare nei suddetti cinque tornei. Tra l’altro con squadre di altissimo livello. Per dire, Guardiola e Mourinho, i primi due che ci vengono in mente, hanno lavorato e vinto in tutti e tre i campionati dove si sono cimentati.
Stendendo poi un pietoso velo sul lato B di Ancelotti, venuto fuori in tutto il suo “splendore” in questa edizione della Champions League senza che nessun giornalista lo rimarcasse, quello che irrita maggiormente è la totale omissione delle tante magagne del tecnico di Reggiolo. Vogliamo ricordare le prime cinque che ci vengono in mente? Pronti, via.
- Uno scudetto perso con la Juventus (2000), dopo aver dilapidato un largo vantaggio.
- Una Champions League gettata al vento con il Milan (do you remember Istanbul 2005?).
- Uno scudetto francese (2012) lasciato al Montpellier (Ancelotti sedeva sulla panchina del PSG miliardario).
- Il nepotismo che ha caratterizzato gli ultimi suoi anni d’allenatore (figlio e genero fanno parte del suo staff). Nessuno mette in dubbio la loro preparazione, ma circondarsi di parenti nel lavoro (a meno che l’azienda non sia tua) non è indice di eleganza.
- L’essersi attribuito il merito di aver impostato Pirlo come mediano davanti alla difesa. Quando il primo a farlo fu, indiscutibilmente, Carletto Mazzone.
Infine, una nota negativa sul tanto strombazzato aspetto umano del nostro eroe: sputare nel piatto dove hai gozzovigliato.
Ci riferiamo alla recente intervista in cui ha aspramente criticato Moggi, dopo averci lavorato per due anni. “Bisognava ripulire il calcio italiano, non c’era un gioco leale”.
E se il gioco non era leale, perché il nostro caro Ancelotti figurava tra i partecipanti?