Nazionalismo esasperato, la retorica del medagliere, la ricerca spasmodica del supereroe, l’esaltazione di discipline trascurate per quattro anni e riportate alla luce solo quando fa comodo. Questo, in sintesi, il racconto opportunistico di giornali e tv mainstream riguardo alle Olimpiadi. Il problema è che l’italiano medio, sempre un passo indietro, non respinge la narrazione sciovinista. Anzi, tende ad alimentarla, abbandonandosi a glorificazioni – considerato il periodo storico – del tutto fuori luogo. Per carità, massimo rispetto per gli atleti, ma come si può tifare spudoratamente per uno Stato che ti rincorre con una siringa per inocularti un siero sperimentale? Come si può tifare spudoratamente per uno Stato che tratta gli asintomatici come persone malate? Come si può tifare spudoratamente per uno Stato che discrimina i non vaccinati introducendo un certificato che, di fatto, ci riporta ai tempi bui dell’apartheid? Come si può tifare spudoratamente per uno Stato che ci tormenta per anni con il mantra “Ce lo chiede l’Europa” e, quando l’Europa ci chiede di non penalizzare i non vaccinati, finge di non sentire?
Come si può tifare spudoratamente per uno Stato che proclama un’emergenza sanitaria il 31 Gennaio del 2020 e la proroga all’infinito, senza stabilire una data per il ritorno alla normalità? Come si può tifare spudoratamente per uno Stato che invita la gente a votare salvo tradire sistematicamente il volere degli elettori? Come si può tifare spudoratamente per uno Stato dove, ormai da un anno e mezzo, vige una dittatura sanitaria solo perché lor signori, in passato, hanno demolito la sanità? Senza peraltro correre ai ripari quando si è palesata la finta pandemia chiamata Covid. No, non è possibile tifare spudoratamente per uno Stato, l’Italia, che si serve delle medaglie conquistate col sudore degli atleti per far dimenticare le magagne e nascondere la polvere sotto il tappeto del salotto. Non è possibile. Altrimenti si diventa complici di un Sistema che obbliga i non vaccinati ad abbandonare il posto di lavoro. E meno male che le Olimpiadi finiscono oggi.