Se c’è una cosa che non sopporto è il nazionalismo, specie quando raggiunge il suo apice. Infatti, pur essendo italiano, mi sento, socraticamente, cittadino del mondo. Quindi non posso sostenere qualcuno solo perché ha la mia stessa nazionalità. Sostengo solo chi mi rappresenta, a prescindere dal luogo di nascita. E purtroppo o per fortuna, non ho nulla a che spartire con questa Italia, calcistica e non.
E comunque mi sto preparando a una settimana di retorica e luoghi comuni, in pura e squallida tradizione italica. I peggiori media del mondo, pronti a intingere l’inchiostro nella demagogia, con titoli trionfalistici e banalità assortite. I politici cialtroni di questo Paese, cioè quasi tutti, pronti ad attribuirsi il merito della vittoria, blaterando di una nazione che si cementa attorno ai propri idoli tatuati dalla testa ai piedi. L’italiano medio, quello che non batte ciglio quando gli tolgono libertà e diritti civili, a festeggiare e strombazzare per le strade senza nemmeno capire perché. In realtà questo Paese non è mai stato così disunito e il calcio, micidiale arma di distrazione di massa, serve solo a farvi dimenticare i 10 milioni di poveri, l’economia distrutta dal lockdown, i futuri licenziamenti e la tirrania del vaccino.