Secondo il pensiero greco, l’animo umano è regolato da due forze contrapposte: il Logos e il Pathos. Il Logos è la parte razionale, il Pathos quella irrazionale. Il Logos, regno del calcolo e della logica, non mi affascina. Per questo, nella vita, cerco sempre il Pathos. Un fantastico viaggio verso l’ignoto. Un mistero avvolto nella spontaneità. Cerco il Pathos nella musica: una canzone, per colpirmi, deve accarezzare la mia anima. Cerco il Pathos nel cinema: un film, per piacermi, deve insinuarsi dentro le mie vene. Cerco il Pathos nella letteratura: un libro, per catturarmi, deve lambire i quattro angoli del cuore. Che cosa meravigliosa, il Pathos. Una sensazione che si rinnova ogni mattina, quando porto del cibo ad un manipolo di gatti di strada. All’inizio erano, giustamente, diffidenti. Adesso riconoscono il suono dei miei passi e mi vengono incontro, con la speranza stampata sul muso. Mi circondano, attendendo con pazienza il clic della scatoletta che si apre. E poi cominciano a mangiare, con una voracità che riempie gli occhi. Ecco, in quei momenti, mi ritengo un privilegiato. Perché non è facile entrare nelle stanze magiche del Pathos. Ed io, grazie ai piccoli felini, ogni giorno riesco a varcare quella soglia per qualche minuto. Poi, fatalmente, devo tornare alla routine del Logos. Ma l’immagine di quelle creature che mi vengono incontro, scolpita nella mente, mi aiuta ad affrontare anche le giornate più dure.