A volte ho come l’impressione che il cuore della musica abbia cessato di battere insieme a quello di John Lennon, freddato con cinque colpi di pistola da un suo fanatico ammiratore, Mark David Chapman. Erano le 23 del giorno 8 Dicembre 1980, a Manhattan, quando il mondo diceva addio a un artista di ineguagliabile spessore e un dreamer ostinato. Era lui, John, la personalità più complessa, sfuggente e stravagante dei Beatles. E, insieme a George Harrison, era sempre lui a incarnare il lato intellettuale e filosofico dei Fab Four. L’ incontro con Yoko Ono, avvenuto in una galleria d’arte di Londra, ha cambiato la storia dei quattro ragazzi di Liverpool, dando un indirizzo diverso alla carriera artistica dell’uomo nato in un drammatico pomeriggio d’inizio Ottobre, nel bel mezzo di un bombardamento tedesco. Proprio lui, emblema del pacifismo, costretto a piegarsi di fronte alla brutalità di un’arma. Una pistola che ha ucciso l’uomo, lasciando intatta l’utopia.
Tratto dal mio libro “La melodia dell’universo”