Due episodi, apparentemente lontanissimi, hanno contrassegnato il weekend calcistico appena trascorso. 1. Dani Alves, preso di mira dal solito idiota razzista, risponde alla provocazione con una prontezza di spirito degna di Groucho Marx, raccogliendo e mangiando la banana lanciata dagli spalti del Madrigal. 2. Steven Gerrard, capitano e simbolo del Liverpool più spettacolare degli ultimi dieci anni (e forse più), scivola sull’ultimo pallone del primo tempo, dando la stura alla cavalcata trionfale di Demba Ba. Un errore che potrebbe costare uno scudetto che Anfield attende da 24 anni, subito “cancellato” dal coro che parte pochi secondi dopo: “Steven Gerrard”, ripetuto ad libitum. Immediatamente seguito dalle struggenti note di “You’ll Never Walk Alone”, il leggendario inno dei reds.
Ecco, in questi due episodi, apparentemente lontanissimi, c’è la vera essenza del calcio. Il football che dice no al razzismo lasciando da parte la retorica per fare spazio ad una scintillante ironia. Il football che non dimentica, rimanendo al fianco del campione in difficoltà. Ecco, questo è il calcio che più ci piace. In barba agli allenatori catenacciari, muniti di super-ego. In barba alle squadre che spadroneggiano approfittando della mediocrità altrui. In barba ai presunti fuoriclasse, decisivi una volta all’anno, ma viziati oltre ogni decenza dai media.