L’eccezione conferma la regola. Già. Ma quanto può andare avanti l’eccezione? Prendiamo la politica. Circa vent’anni fa, l’inchiesta denominata “Mani Pulite” mise un freno al sistema delle tangenti, ponendo fine, di fatto, alla prima Repubblica. Qualche mese di legalità, il tempo di cambiare un paio di facce ormai impresentabili, poi l’inevitabile ritorno alla corruzione. Quindi alla regola del malaffare. “Regola” non scritta ma costantemente applicata, che costa a questo Paese circa 60 miliardi l’anno. Prendiamo il football. Circa sei anni fa, l’ingannevole rivoluzione battezzata in maniera impropria Calciopoli, permise all’Inter morattiana – a secco di vittorie dalle guerre puniche – di conquistare quattro scudetti e, addirittura, una Champions League. Un lustro di successi ovviamente mitizzato dai soliti giornalisti scodinzolanti e dagli ineffabili opinionisti fintamente super partes. Domanda delle cento pistole: senza l’ingannevole rivoluzione battezzata in maniera impropria Calciopoli, l’Inter avrebbe trionfato ugualmente? La risposta è no. No. E poi ancora no. Perché la “regola” non scritta, ma costantemente applicata, dice che l’Inter morattiana, nonostante i massicci investimenti e il vasto spiegamento di forze, è da sempre abbonata alle batoste. Infatti l’eccezione, durata fin troppo, ha smesso di essere tale. Oggi possiamo dire che l’Inter morattiana è tornata alle origini. Ovvero alla sconfitta come consuetudine. Perché la regola, si sa, spazza sempre via l’eccezione. Tuttavia, guardando l’orizzonte, così squallido, eppure così “regolare”, noterete facilmente una grande anomalia: si chiama Juventus. La Vecchia Signora, sei anni dopo l’ingannevole rivoluzione battezzata in maniera impropria Calciopoli, rimane infatti una “simpatica eccezione”. Perchè l’Inter, la “vera” Inter, è tornata. La Juve, la “vera Juve”, non tornerà più. Amen.
L’eccezione e la regola…..
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